venerdì 3 agosto 2012

L'ente regionale è una bella fregatura dal 1970

Nella" Revisione di spesa" o spending review( preferisco la dicitura itliana, abbiamo le parole, usiamole)mi sorprende che non sia nemmeno stato preso in considerazione l'ente regionale. Mi sorprende ancor di più il fatto che non sia stato trattato nemmeno nelle varie discussioni che in genere si fanno su questi temi.
Andiamo per gradi.
Le Regioni, intese come istituzione politica, divennero ufficialmente attive nel 1970, ovvero quando vennero eletti i primi Consigli regionali, con relative Giunte e Presidenze.In questo periodo la Destra, quella che ora non esiste più grazie a finiani e berlusconiani vari, si oppose con tutte le sue forze, allora molto esigue, debolezza dovuta all'ostilità di tutte le forze politiche. Di fatti il regionalismo non era altro che il nuovo piatto forte che la partitocrazia si poneva dinnanzi per fagocitare soldi pubblici.
Infatti potremmo definire il regionalismo una vera piaga per il Paese.Ovviamente le Province che sono dei pozzi senza fondo di spesa pubblica non sono da meno, ma almeno quest'ultime avevano una certa legittimazione storica, dopotutto sono in piedi dal lontano 1861. Però l'enfasi burocratica delle Regioni, centri di spesa fuori controllo,  ha mandato a gambe all'aria i Comuni, cosa che non hanno fatto gli enti provinciali.
Infatti dove vanno a finire le risorse che utilmente potrebbero essere utilizzate dalle piccole e grandi entità municipali? Nelle Regioni,mostri onnivori che un certo malinteso federalismo ha fatto diventare ancora più potenti e arroganti.
Non dimentichiamo la riforma del Titolo V della Costituzione,che è stata apportatrice di ulteriori sciagure che sono sotto gli occhi di tutti, oltre che alle continue spese dovute all'intervento della Corte dei Conti, chiamata a dirimere quotidianamente i conflitti tra Regione e Stato.
In sintesi da quarantadue anni la partitocrazia sfrutta e si nutre di immense risorse senza procurare alcun beneficio ai cittadini. In un intervista a Rutelli, sul Corsera si parlava appunto di questo. Il senatore invitava a prendere in considerazione l'istituto regionale quale fonte si sperpero del denaro, clientelismo, corruzione, disfunzioni tra enti territoriali.Poichè invece di rendere maggiormente partecipi i cittadini alla cosa pubblica li ha fatti diventare più poveri. Il caso Sicilia parla da se. Ed osservava che l'italia non regge più la doppia devoluzione: verso Bruxelles,inevitabile, e verso venti mini-stati.
Rutelli ha ragione. Le  regioni non possono occuparsi di commercio estero, relazioni internazionali, energia e trasporti né avere un potere sulla sanità per 140 miliardi l'anno, oltre alla competenza esclusiva sul turismo. Sono un ente che in molti campi contrasta con lo Stato e in altri con la Provincia. Un ente creato per intascare soldi pubblici, quindi sarebbe ora di prendere in considerazione di tagliarle o addirittura riportare la situazione nel momento  precedente il 1970, sarebbe un atto estremo, ma anche una rivoluzione salutare da tutti i punti di vista. Purtroppo il dibattito su questo argomento è stato aperto e chiuso da quella stessa intervista sopra citata.